In occasione della Design Week 2025, dal 7 al 13 aprile, la nostra Casa Museo, nell’ambito del Distretto 5VIE, ospita una straordinaria esposizione dedicata all’Art Nouveau. Nell’ex androne interno del cortile sono presentati raffinati vasi in vetro di alcuni dei più celebri maestri vetrai francesi dell’epoca – Émile Gallé, i fratelli della manifattura Daum e Charles Schneider – provenienti dalla collezione della Galleria Art Decoratif, dell’antiquario Roberto Centrella di Fiumicino.
La mostra celebra il ruolo centrale del vetro nell’Art Nouveau, uno stile che, superando l’eclettismo ottocentesco, ridefinisce il concetto di decorazione attraverso forme fluide e organiche, ispirate alla natura e valorizzate da tecniche innovative. Tra la fine del XIX secolo e i primi anni del Novecento, in piena Belle Époque, questa tendenza artistica si afferma nell’area francofona – in particolare in Francia e Belgio – per poi diffondersi in tutta Europa, promuovendo un’estetica unitaria delle arti, in cui pittura, scultura, architettura e arti applicate sono accomunate dal predominio dell’ornamento e della linea curva, morbida e delicata.
L’arte vetraria rappresenta una delle espressioni più elevate di questa corrente, con opere caratterizzate da linee sinuose e slanciate, ispirate alle forme naturali e impreziosite da decorazioni floreali e zoomorfe, rese attraverso l’uso di colori cangianti e armoniose sfumature. L’innovazione tecnica è un tratto distintivo della produzione vetraria Art Nouveau: tecniche come il vetro soffiato e satinato sono solo alcune delle lavorazioni che esaltano la trasparenza e la luminosità del materiale.
Tra i principali protagonisti di questa stagione artistica si annoverano Émile Gallé (1846-1904), maestro vetraio originario di Nancy, i fratelli Auguste (1853-1909) e Antonin Daum (1864–1931), direttori della celebre cristalleria di Nancy, e il tedesco Charles Schneider (1881-1953), loro collaboratore e allievo. Questi artisti si distinguono per la loro produzione in vetro inciso, stratificato, smaltato e opalescente, caratterizzata da un continuo processo di sperimentazione tecnica e artistica. Le loro opere sono decorate con motivi fitomorfi e zoomorfi, resi in rilievo attraverso linee curve morbide e sinuose, espressione piena del gusto Art Nouveau.
Il successo di questi artisti è ulteriormente sancito dalle Grandi Esposizioni Universali di fine Ottocento e inizio Novecento: Gallé ottiene quattro medaglie d’oro all’Esposizione di Parigi del 1878, mentre la manifattura Daum riceve il Grand Prix all’Esposizione Universale di Parigi del 1900.
I quaranta vasi esposti non sono semplici oggetti decorativi, ma autentiche opere d’arte che trasformano il vetro in un mezzo espressivo di straordinaria modernità. Disposti con eleganza estetica e valorizzati da una sapiente illuminazione, questi vasi brillano come capolavori. Le loro forme raffinate sono realizzate con la tecnica della stratificazione e sono arricchite da decorazioni ottenute tramite marmorizzazione, iridescenza, battitura, incisione, cesellatura a cammeo e colorazioni ottenute con acidi e ossidi.
Tra gli esempi più emblematici spiccano alcuni vasi di Émile Gallé, celebre per le sue sfumature policrome e le incisioni naturalistiche che riflettono una straordinaria conoscenza del mondo botanico. Particolarmente raro è un vaso del 1902, realizzato in pochi esemplari come dono per gli ospiti del matrimonio della figlia Thérèse con Lucien Bourgogne. Di grande pregio anche un bicchiere in vetro marmorizzato della manifattura Daum, databile agli anni Novanta del XIX secolo, che raffigura una suggestiva veduta lagunare di Venezia. Non mancano le raffinate coppe e alzate di Schneider, realizzate in vetro polverizzato e colorato, capaci di esaltare la bellezza del materiale attraverso un sorprendente gioco di tonalità.
A dialogare con la raffinata selezione di vasi vitrei in mostra, è eccezionalmente esposto al primo piano del Museo il Gallo di Max Cartier (inv. 3270), una scultura del 1981 in vetro e specchio dai riflessi vibranti e sgargianti, che reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione della lavorazione del vetro. L’opera appartiene alla prestigiosa collezione d’arte contemporanea di Giuseppe Mangini, colto e raffinato figlio di Emilio, fondatore del Museo. È proprio a Emilio Mangini che Cartier dedica il Gallo, come ricorda l’affettuosa frase “Avec toute mon amitié”, scritta su una fotografia firmata dall’artista e oggi conservata nell’archivio del Museo. Presentata per la prima volta in occasione di Museo City 2025 nei primi giorni di marzo, l’opera resterà esposta fino a fine maggio, grazie all’eccezionale apprezzamento da parte del pubblico.
In questo contesto, segnaliamo un altro oggetto di particolare rilevanza nelle Collezioni del Museo coevo ai vasi liberty: il bicchiere in cristallo smerigliato, su cui è inciso il ritratto di Irene Sironi, celebre ballerina e zia della moglie di Mangini (inv 350). Questo raffinato esemplare è sorretto da un elegante porta-bicchiere tripode in bronzo dorato e rame. Attualmente esposto nella vetrina 10 della sala 2 al piano interrato, l’oggetto è verosimilmente attribuibile a una manifattura austriaca attiva alla fine del XIX secolo e agli inizi del Novecento, quando Irene era prima ballerina all’Operà di Vienna.
Il confronto tra le preziose creazioni Art Nouveau esposte in mostra e le sperimentazioni contemporanee documentate dal nostro bicchiere rappresenta solo una delle tante testimonianze della vitalità e della preziosità di questo materiale, che ancora oggi continua a ispirare designer e artisti.
Francesco Albertini, storico dell’arte, assistente di Direzione
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