Il 29, 30 e 31 gennaio, noti come i “giorni della merla”, sono tradizionalmente considerati i giorni più freddi dell’anno. In queste gelide serate, immaginiamo i nostri antenati, così come i nostri visitatori, al caldo di casa, chi davanti al camino, chi vicino a una stufa o ai termosifoni, mentre si rilassano o divertono in compagnia, giocando a carte: chi vince sempre a briscola e a scopa, chi cerca di ricordare le regole di scala quaranta, chi si diletta a burraco o preferisce un solitario.
In occasione dei “giorni della merla”, quindi, presentiamo la collezione di carte da gioco del Museo, oggetto di studio della nostra collaboratrice Olga Piccolo, storica dell’arte, che ci ha fatto riscoprire l’importanza di questo patrimonio coerente e di alta qualità. La studiosa aveva già pubblicato un primo approfondimento sul nostro Blog il 14 luglio scorso, dedicato alle carte da gioco “rivoluzionarie” della raccolta Mangini. Ora, concluso il lavoro di studio dell’intera collezione, ne vogliamo pubblicare una sintesi per sottolinearne il notevole valore: comprende circa cinquanta mazzi di carte, offrendo una panoramica completa delle diverse tipologie e della loro evoluzione, soprattutto in Francia e in Italia, dal XVII secolo all’età moderna.
Consapevole dell’alta qualità di questo nucleo, Emilio Carlo Mangini gli assegnò un posto di rilievo all’interno del Museo: nella sala C del primo piano, in un mobile metallico a pannelli verticali scorrevoli, che concepì appositamente, e nell’adiacente cavalletto.

inv. 3488 - Carta del Cittadino Re del gioco «Au Portrait de Lyon» del tipo «SVB», fine del XVIII secoloinv. 2493 - Mazzo di carte detto “Au Portrait de Paris” per il gioco del Faraone, XVIII secoloRiprendiamo il filo del discorso a partire dalle carte “rivoluzionarie”: la loro originalità sta nell’aver sostituito gli emblemi monarchici con le Allegorie dei valori repubblicani Liberté, Egalité, Fraternité, qui ben rappresentati dalla rara carta lionese del “Cittadino Re” (inv. 3488). A confronto, iniziamo ricordando alcuni esempi significativi di giochi di carte risalenti all’Ancient Régime, caratterizzati dai cosiddetti “segni francesi”: i “Cuori” raffigurano gli ecclesiastici, le “Picche” la nobiltà militare con le sue armi, i “Quadri” i borghesi e i “Fiori” i contadini, oltre ai quattro re, le quattro regine o dame e i quattro fanti. Erano noti come mazzi Au portrait de (“Al ritratto di”), a cui si aggiungeva il nome della regione o della città di produzione. Mentre son presenti diversi giochi Au Portrait de Lyon del XVIII secolo – uno di Jean Dodat (inv 2920), uno di Romieu (inv, 2921), uno di Augerai (inv. 1314) e uno dell’editore Ressy (inv. 2922) – si conserva un solo gioco Au Portrait de Provence (inv. 3500) e uno Au Portrait de Paris, simile a quello usato a Versailles, alla corte di Maria Antonietta (inv. 2493).
Ancora di interesse storico, ricordiamo alcuni “giochi storici” risalenti al regno d’Italia, da poco unificato: il “Gioco di Treviso” (inv. 1317), il “Gioco di Viterbo” (dell’editore Scipione Moscatelli, inv. 3486), il “Gioco Romano” (inv. 3499), un gioco genovese (dei Fratelli Armanino, inv. 3499), oltre a un gioco napoletano del XVIII secolo (inv. 1312) e un gioco bergamasco (edito da Masenghini agli inizi del XX secolo, inv. 1316).

In Museo si conservano anche diverse serie di mazzi per giochi educativi e pedagogici, realizzati tra XVII e XIX secolo, ideati per aiutare i nobili e i futuri monarchi a memorizzare stemmi e blasoni di grandi casate aristocratiche (come le due serie seicentesche di Claude Oronce Finé detto de Branville, invv. 2557 e 2558), periodi storici e biografie di imperatori romani o re francesi (come i due giochi storici di Etienne de Jouy del 1805 e 1809, invv. 3495 e 3496; o dell’editore A.G. Houbigant, inv. 2387), ma anche per imparare luoghi geografici, operazioni aritmetiche o per puro diletto (inv. 1318).
Sono esposte anche alcune serie rare e complete di carte pittoresche del XIX secolo: un mazzo di carte erotiche, le cui scene possono essere viste in trasparenza con la luce di una candela (inv. 2346), il gioco “Le Florentin” illustrato dal francese Paul Emile Bécat e ispirato a scene rinascimentali (inv. 3492), carte con costumi storici pubblicate da Migeon a Parigi (inv. 3491), carte dell’editore Grimaud con scene in stile Neomedievale, Rococò e Art Nouveau (invv. 1320, 2259, 3493 e 3494), carte con personaggi della Commedia dell’Arte (inv. 3489), carte dell’editore tedesco Bernard Dondorf (inv, 1315) e carte per il gioco spagnolo “L’Aluette” (inv. 3485).
Particolarmente curioso e moderno è il gioco progettato nel 1973 dal grafico e architetto italiano Marcello Morandini con carte in plastica illustrate con forme geometriche semplici e colori primari (inv. 3278).

inv. 3309 - Tarocchi milanesi di Lattanzio Lamperti di Milano, 1842-1850 circainv. 3497 - Mazzo di tarocchi divinatori «Il piccolo Oracolo delle Donne o La ricreazione dei curiosi» di Jean Baptiste Aliette, 1799Infine, ricordiamo l’interessante insieme di tarocchi, dal mazzo fiorentino “Minchiate” risalente al 1620 (inv, 1311), che ebbe maggior successo nella seconda versione del 1850 (inv, 3484), ad un’ampia varietà di mazzi di tarocchi regionali italiani – quello di Alessandro Viassone di Torino (inv. 1312) e di Lattanzio Lamperti di Milano (inv. 3309) – ai molti mazzi francesi, tra cui i “Tarocchi di Marsiglia” della fine del XVIII secolo di Nicolas Conver (invv. 2923 e 2924), e tarocchi divinatori parigini, realizzati da grandi esponenti della cartomanzia moderna, come Jean Baptiste Alliette le Jeune, detto Etteilla (invv. 1319, 1560, 2720, 2721 e 3497) e Marie Anne Adélaide Le Normand (invv. 2561 e 2563).

Con questa breve panoramica, abbiamo voluto offrirvi un nuovo e curioso motivo per venire a scoprire la nostra Casa Museo o ritornare a visitarla. Vi aspettiamo!

La Direzione, da schede catalografiche e scheda di collezione di Olga Piccolo, storica dell’arte (PhD), 2024