Il Tricolore in un tamburo di banda musicale militare di primo OttocentoIl Tricolore in un tamburo di banda musicale militare di primo Ottocento
Tra gli eterogenei oggetti che costituiscono le variegate collezioni del Museo Mangini Bonomi, non sono presenti manufatti afferenti alla Resistenza. Per onorare il 25 aprile, festa della Liberazione, il Museo propone quindi un bene legato, più generalmente, al concetto di Italia e di italianità, come scopriremo tra poco, un tamburo “casse claire”, visibile regolarmente durante gli orari di apertura al piano seminterrato, in Armeria.
Realizzato in legno, pelle e corda, di produzione verosimilmente lombarda, è di epoca napoleonica o risorgimentale. È interessante notare come la livrea della cassa presenti una decorazione a triangoli e losanghe giocata sui colori nazionali italiani: verde, bianco e rosso. Anche il cordone d’appensione a intrecci è bianco, rosso e verde.

Il tricolore quale bandiera nazionale dell’Italia nacque ufficialmente il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, con decreto del Parlamento della Repubblica Cispadana, nella sala consiliare del palazzo del Comune oggi nota come Sala del Tricolore. La scelta cadde su queste tre cromie, fortemente legate alla Lombardia, desunte dai vessilli reggimentali della Legione Lombarda, un’unità militare dell’Armata d’Italia di Napoleone. Il bianco e il rosso caratterizzavano l’antico stemma comunale di Milano, mentre sin dal 1782 le uniformi della Guardia civica milanese erano verdi. I medesimi colori, apparsi già nel 1789 a Genova nelle coccarde di alcuni manifestanti, comparvero, successivamente, pure negli stendardi della Legione Italiana, nella quale militavano anche i soldati dell’Emilia e della Romagna: fu per questo che, con ogni probabilità, nel 1797 si stabilì di adottare il verde, il bianco e il rosso nella citata bandiera. Essi vennero utilizzati anche negli stendardi della prima Repubblica Italiana (1802 – 1805) e in quelli del Regno Italico (1805 – 1814) parte dell’impero di Napoleone Bonaparte: fu cioè proprio durante la ventennale epoca napoleonica (1796 – 1815) che il tricolore venne visto come metafora del popolo, di libertà e della nazione. In età risorgimentale, i tre colori assursero a simbolo di speranza di unità, di democrazia, di riscossa nazionale per cacciare l’invasore straniero, concetti questi universali e atemporali.
Il tamburo della collezione Mangini Bonomi è un reperto molto raro e degno di massimo interesse; la tipologia “casse claire” fu utilizzata nelle bande musicali militari a partire da fine Settecento, per poi rimanere in uso per tutto l’Ottocento e sino ai giorni nostri. La fibbia del cinturone, di produzione austriaca (ditta Orth di Vienna, specializzata nella fabbricazione di minuterie metalliche, medaglie e onorificenze) è un’aggiunta successiva.

Il bene versa in condizioni conservative precarie: importanti mancanze e scrostature della superficie pittorica della cassa, disassamento dei vertici dei triangoli, presenza di un buco sulla pelle del piatto, erosione e scheggiatura dei bordi in legno. Tra le priorità del Museo, è stato preventivato un suo restauro entro l’anno, sperando in una risposta positiva a un bando per il quale il Mangini Bonomi ha presentato il progetto: col restauro, sarà così possibile avanzare un’attribuzione più precisa e dettagliata in merito all’epoca di produzione; inoltre, i tre colori rappresentativi dell’Italia torneranno a brillare con maggior vividezza.

Stefano Balbiani, storico dell’arte (Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici), da scheda catalografica di Pier Sergio Allevi, 2022