LA FONDAZIONE / MUSEO
ll Museo Mangini Bonomi è gestito dalla Fondazione Emilio Carlo Mangini, costituita nel 1985 dal milanese Emilio Carlo e dal figlio Giuseppe con l’obiettivo di rendere perennemente accessibili le collezioni raccolte in lunghi anni di appassionato girovagare tra botteghe antiquarie, aste e mercati.
Le loro volontà furono espresse con chiarezza nell’atto costitutivo: mettere le collezioni a disposizione di studiosi e cultori delle discipline artistiche, storiche ed etnologiche… promuovendo altresì gli studi e le ricerche inerenti a tali materie e sulla targa all’ingresso della Casa, nel piccolo cortile, dove si legge: I fondatori auspicano che i ricordi del passato in arredi e oggetti di vita che appartengono alla cultura latina, siano utili alle future generazioni.
Il Consiglio di Amministrazione è costantemente impegnato per raggiungere queste finalità, nel rispetto delle indicazioni dei fondatori.
CHI ERA EMILIO CARLO MANGINI
Era il vero prototipo di esponente della Milano del XX secolo: imprenditore, scrittore (le sue opere teatrali in dialetto sono state messe in scena a Milano e a Sanremo), viaggiatore instancabile, collezionista appassionato e quasi onnivoro. Ma era collezionista animato da interesse curioso e particolare: quello per gli oggetti che si utilizzavano ogni giorno nei diversi ambiti della vita: la casa, il lavoro, gli svaghi (musica, giochi, cura degli animali); insomma, le attività quotidiane.
La Casa Museo Mangini Bonomi ospita anche beni di grande interesse: le opere d’arte raccolte dal figlio Giuseppe – purtroppo prematuramente scomparso -, che, forte dei suoi studi e del suo innato talento, ha trovato e riunito pezzi di sicuro pregio.
Naturalmente, ogni collezionista è un po’ vizioso e potenziale maniaco, come scriveva Honoré de Balzac: Insaziabile e instancabile ricercatore, divorato dalla febbre del desiderio, ossessionato dalla frenesia del passato, cacciatore e giocatore disposto ad ogni astuzia e follia, avaro e dissipatore per servire il demone dal quale è posseduto.
Altrettanto certamente, la redenzione del collezionista si trova nella volontà attuata di rendere disponibili pubblicamente i frutti di questo vizio: la perenne accessibilità delle collezioni è il regalo al mondo di una passione privata.