Il 14 luglio del 1789 il re Luigi XVI scrisse nel suo diario: “Niente”, anche se aveva appena saputo che il popolo parigino si era sollevato contro di lui prendendo possesso della fortezza reale della Bastiglia. Questo giorno simbolico sarà il punto di partenza della più grande rivoluzione politica e sociale della storia dell’umanità. Gli anni successivi, sino al colpo di Stato di Napoleone Bonaparte del 1799, segneranno un periodo di grande terrore e confusione e un nuovo ordine umanista e universale sarà imposto a tutti dal popolo, nello spirito di una delle idee più rilevanti del Secolo dei Lumi: «Libertà, Uguaglianza e Fraternità» (Liberté, Egalité, Fraternité). Nascerà la prima Repubblica e con essa la prima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e il suo famoso primo articolo: «Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti […]».

Tutti i simboli monarchici dell’Ancien Régime saranno rapidamente vietati e cancellati. Anche nei giochi e nelle attività del divertimento, non dovevano più esserci attributi monarchici che offrissero agli occhi o alla mente delle persone qualcosa di diverso dai valori della giovane Repubblica. Infatti, il decreto della Convenzione Nazionale del 22 ottobre 1793 abolì per legge tutti gli emblemi della regalità e del feudalesimo.

«Cittadini! Non c’è repubblicano che possa usare (anche in modo giocoso) espressioni che siano un costante richiamo al dispotismo e alla disuguaglianza. Non c’è uomo di buon gusto che non sia rimasto scioccato dall’opacità delle figure sulle carte da gioco e dall’insignificanza dei loro nomi».

Brevetto per le nuove carte da gioco della Repubblica francese di Urbain Jaume ([17…]-1816) e Jean-Démosthène Dugourc (1749-1825), fonte: Gallica/Bibliotèque Nationale de France, Parigi

Brevetto per le nuove carte da gioco della Repubblica francese di Urbain Jaume ([17…]-1816) e Jean-Démosthène Dugourc (1749-1825), fonte: Gallica/Bibliotèque Nationale de France, Parigi

Queste parole provengono dai brevetti di due stampatori rivoluzionari di carte da gioco, Urbain Jaume (17[…]-1816) e Jean-Démosthène Dugourc (1749-1825) che misero fine al tradizionale gioco delle carte con le figure di Re, Regine e Fanti e lo reinventarono con nuove figure ma anche con nuovi simboli rivoluzionari, lasciando il posto a Geni, Libertà e Uguaglianze e alle Allegorie dei valori repubblicani. Le figure, la cui iconografia si ispira ampiamente all’antichità, sono vestite alla romana, alludendo a un’altra Repubblica o a comuni cittadini.

Le Allegorie della legge erano le carte più rilevanti, perché anche la legge repubblicana doveva essere quella più forte. C’era anche un intero universo ricreato attorno alle carte: le Allegorie della libertà (di culto, matrimonio, stampa e professione); le Allegorie dell’uguaglianza (dai doveri, diritti e rango sociale) e infine le Allegorie del Genio (della guerra, della pace, delle arti e del commercio), alle quali venivano assegnate virtù molto onorevoli.

Virtù della Prudenza, carta da gioco (Jeu de piquet) della serie degli editori parigini Joseph e Vincent Minot, Parigi, 1794. Museo Mangini Bonomi, inv. 3487

Virtù della Prudenza, carta da gioco (Jeu de piquet) della serie degli editori parigini Joseph e Vincent Minot, Parigi, 1794. Museo Mangini Bonomi, inv. 3487

Per il 14 luglio il Museo Mangini è felice di condividere un riferimento a tale fase così significativa per la storia dell’umanità, segnalando – fra le sue collezioni – il mazzo degli editori parigini Joseph e Vincent Minot (inv. 3487),  che rappresenta alcune virtù e allegorie dell’epoca rivoluzionaria, e di questo mostrando la carta della Virtù della Prudenza, vestita all’antica come una divinità greca. Il museo conserva, inoltre, una carta da gioco lionese molto rara, risalente sempre al periodo rivoluzionario (1789-1799) (inv. 3488), che rappresenta l’immagine del «Cittadino Re» che sostituisce il Re di Fiori ed è disegnato come un busto antico: è sia una statua sia un personaggio attuale.

Nonostante tutti gli sforzi per imporre queste nuove creazioni, le carte rivoluzionarie non ottennero il successo sperato. I giocatori continuarono a rimanere fedeli ai vecchi giochi. Gran parte della popolazione non sapeva leggere ed era confusa dalla novità e dalla complessità delle carte rivoluzionarie. Così, già dalla caduta di Robespierre nel 1794, tutto fu presto dimenticato e si tornò spontaneamente alle carte dell’Ancien Régime, che riemersero sotto il Direttorio con poche modifiche. Quella delle carte rivoluzionarie fu dunque una produzione molto breve e di conseguenza particolarmente rara, che trasmette ancora oggi, a noi posteri, la memoria di un periodo così denso di significati e che ha aperto la strada alla libertà di pensiero e azione e all’uguaglianza e fraternità tra le persone.

Olga Piccolo, storica dell’arte (PhD)