Riallacciandoci all’ultimo approfondimento, quando abbiamo ricordato che il 27 febbraio la Fondazione Emilio Carlo Mangini avrebbe compiuto 40 anni, poniamo ora anche sul sito lo speciale itinerario appositamente elaborato, che verrà proposto soprattutto nel secondo piano della Dimora dalle guide – ed anche ai visitatori in visita “accompagnata” dal nostro assistente – sia giovedì 27 marzo, sia tutti i 27 dei mesi dell’anno in corso, purché siano giorni di apertura del Museo.

Con questo itinerario invitiamo a concentrarsi sulla figura di Emilio Carlo Mangini grazie alla cui passione e determinazione nacque la CASA MUSEO. Certo, l’intera sua casa e la sua raccolta di oggetti d’uso tanto dicono di lui, ma sarà interessante anche scoprire documenti della sua vita quotidiana, che aiutano a comprenderne il carattere ed a definire una chiave di lettura del suo progetto di collezionista.

PIANO TERRA, Ritratto bronzeo del Fondatore, che – posto a parete – accoglie i visitatori nel loggiato: è degli ultimi anni novanta del Novecento, tratto da una esecuzione in resina voluta da Emilio a Parigi quasi per gioco, per poi diventare uno dei simboli del Museo.  Al di sotto, una targa bronzea riporta la mission della Fondazione: conservare e rendere accessibili le collezioni – testimonianze della cultura latina – per le future generazioni.  

PIANO SOTTERRANEO, l’anta del suo scafo (Inv. 2437) documenta la passione di Emilio per il mare e le barche, che – tutte – Mangini chiamò GNAM, seguito da numero progressivo.

PRIMO PIANO, due tazzine da caffè (Inv.2628) documentano una delle attività imprenditoriali degli anni Quaranta-Cinquanta di Emilio Mangini: in porcellana della Richard Ginori, portano il marchio del  dromedario rosso della sua ditta “Caffé La Mecca”. A soli vent’anni, Mangini si era messo in affari, commerciando telerie e tessuti tra Milano, Napoli e Parigi, per poi occuparsi di caffè (dal 1948) e, dai primi anni Sessanta, di edilizia, partecipando allo sviluppo  sudorientale di Milano.

Studio di EmilioSECONDO PIANO – STUDIO, sulla porta d’ingresso, una targhetta in francese invita a entrare senza bussare, a prova della passione di Emilio per il francese, che parlava correntemente, e del suo carattere aperto e gioviale.  Varcando la soglia, si percepisce un’atmosfera intima, ricolma di ricordi, con le pareti costellate di fotografie, ritratti, dipinti, pannelli sui quali egli stesso raccolse  documenti, biglietti, onoreficenze  e riconoscimenti: una sorta di appunti  di un diario  non scritto, ma anche un modo per autorappresentarsi a chi a quel mondo così intimo aveva accesso e certo anche a noi, futuri visitatori.

Citiamo in particolare:

  • fotografie di Emilio con la moglie Angela e il figlio Giuseppe.
  • Ritratto Angeladue bei ritratti (Inv. 3037) e (Inv. 3696,) di Angela ed uno di Giuseppe (Inv. 3694), realizzato a carboncino nel 1971 dall’amico pittore senese Carlo Semplici. Come già abbiamo detto nell’approfondimento a lui dedicato, Giuseppe Mangini (1945-1988), laureato in Lettere alla Statale di Milano e iscritto alla specializzazione in Storia dell’arte a Firenze, fu imprenditore e collezionista. Di grande rilievo sono le opere della sua collezione, ereditate dal padre e collocate nella Dimora (opere d’arte antica) e nella saletta dedicata all’arte contemporanea al quarto piano, attualmente chiuso al pubblico.
  • l’insegna pubblicitaria della torrefazione La Mecca.
  • Il banchiere, dipinto del pittore olandese seicentesco Hendrick Sorgh (inv. 1592), che ritrae un uomo intento a pesare monete d’oro, in un ambiente ricco di oggetti: è evidente che Mangini vi si potesse e volesse riconoscere.
  • Una scultura lignea settecentesca raffigurante Sant’Antonio da Padova con il Bambino (inv. 1497), posta sul tavolino, a testimonianza della fede di Mangini e del suo legame, profondo e intimo, con la religione cattolica, che praticò assiduamente.
  • La parete di destra è tutta occupata da manifesti teatrali delle sue commedie in dialetto milanese, ma anche da lui fatte tradurre in genovese, per anni rappresentate – anche dopo la sua morte – nei teatri milanesi  Gerolamo e delle Erbe e a Sanremo, dove i coniugi Mangini avevano una villa.
  • Lo appassionava la velocità, possedette ben 12 Porsche, una dopo l’altra. Alcuni documenti curiosi rivelano il suo spirito appassionato e spericolato, capace di grande ironia. A parete  è ad esempio appeso e incorniciato un frammento di acciaio fuso della sua penultima Porsche, circondato da varie fotografie dell’auto, incendiatasi  improvvisamente nel 2001, fortunatamente senza conseguenze per l’ottantanovenne possessore.
  • caricatura di Emilio Mangini (inv. 3693) del 1979, opera dell’amico Carlo Timossi, disegnatore e progettista nautico, che lo raffigura alla guida del suo scafo  “GNAM 6”, mentre fende aria e acqua col profilo reso aguzzo dalla velocità, spaventando i pesci.
  • Mosaico ricordiDue pannelli, “mosaici di ricordi”, che comprendono biglietti di auguri (si noti quello di fine 1997, con la caricatura citata e la frase «Tutta la vita / tutto di tutto / tutto di corsa / tutto fatto / … quasi … / Uffa!», comprendente il logo, che è lo stesso usato ancora oggi, ideato da Mangini stesso: un’ancora con la scritta PERSIST, a testimonianza della perseveranza e tenacia nella realizzazione del suo ambizioso progetto, la Casa Museo. Si noti anche un simpatico disegno datato 1978, dell’illustratrice  amica Laura Picozzi, che rappresenta in modo scherzoso quello che sarebbe stato di lì a un paio d’anni il trasloco nella casa di via dell’Ambrosiana,  con Emilio che conduce – mentre Giuseppe spinge – un carretto in legno  stracolmo di mobili e di oggetti.

SECONDO PIANO –BIBLIOTECA

  • Oltre ai libri, fra cui enciclopedie e manuali specialistici, ma anche libri di interesse antiquario,

Mangini vi raccolse i ricordi delle sue attività sportive, praticate con successo, tanto da essere premiato dal CONI nel 1978 come “atleta nazionale”. La grande vetrina, colma di una settantina di trofei e coppe vinte in competizioni motonautiche, tornei tennistici e gare offshore (inv. 1713), testimonia i suoi numerosi meriti sportivi.

  • Sulla parete di sinistra sono esposte varie sue foto mentre sfreccia sullo scafo “GNAM”, il diploma di guida nautica, ritagli di giornale incorniciati fra cui quello del Corriere d’Informazione  che celebra il nuovo record mondiale di velocità di navigazione stabilito da Mangini all’idroscalo di Milano nel 1958 e articoli sulle sue gare offshore.

La Direzione