Per la prima volta nella sua storia, quest’anno il Museo Mangini Bonomi ha aderito con entusiasmo e curiosità alla MuseumWeek, rassegna internazionale supportata anche dall’Unesco, tenutasi dal 3 al 9 giugno in tutto il mondo, incentrata per il 2024 sui rapporti tra natura e cultura, con argomenti diversi ciascuno per ogni giornata, passando dalle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale alla natura urbana. Il Museo Mangini Bonomi ha considerato, data la natura delle proprie collezioni, di poter aderire a tre tematiche, con alcuni contenuti digitali pubblicati sui propri canali Facebook e Instagram.
La tematica del 5 giugno (Giornata Mondiale dell’Ambiente) era la Biodiversità. Numerosi sono, nelle ampie collezioni della raccolta di Emilio Carlo Mangini, gli oggetti a tema animali e piante: già al pianterreno troviamo due coppie di cani, una in terracotta e l’altra in marmo bianco, e una palma fossile, mentre nelle vetrine al I piano si spazia, per esempio, da un coccodrillo in ghisa a uso farmaceutico per pressare i turaccioli di sughero (vetrina 15), a un fermacarte in bronzo a forma di aragosta con, tra le chele, una lucertola (vetrina 16). Nella medesima teca è visibile un grazioso calamaio-gallo, realizzato in candida porcellana con decorazioni sulle cromie dell’oro, grigio, nero e rosso. Di produzione francese, databile agli anni a cavallo tra il Sette e l’Ottocento, è posto su di un basamento dorato dal quale si sviluppa in verticale un fiore a fusto lungo. Il gallo mostra sul dorso un piccolo coniglietto con funzione di coperchio.
L’8 giugno (Giornata Mondiale degli Oceani) era dedicato all’Acqua, alla celebrazione del suo ruolo poliedrico, con un invito a riflettere sulla sua gestione, preservazione sostenibile e salvaguardia. Anche in questo caso, molti sono i beni presenti nella casa-museo di via dell’Ambrosiana attinenti al tema. A titolo esemplificativo, al piano seminterrato si trova un doppio pozzo scoperto risalente ai secoli VI-VIII; oppure, nella vetrina 13 al I piano sono esposti numerosi rubinetti in ottone, alcuni dei quali da botte, e una bocca da fontana da cortile di inizio Seicento in bronzo cesellato a forma di protome leonina. Già nel cortile a pianoterra, però, sono ravvisabili due oggetti a tema acqua. Il primo è un maestoso pozzo in pietra scolpita, di epoca quattrocentesca e di manifattura verosimilmente lombarda, abbellito da lesene scanalate che sorreggono un austero architrave. Accanto, il fondatore collocò un bene demoetnoantropologico materiale: una pompa per l’acqua in ferro, con rubinetto in ottone con le sembianze di una creatura mostruosa, forse un drago; alta più di 2 m, essa è di ambito francese, databile al Settecento.
Il 9 giugno la MuseumWeek ha chiuso con la tematica del Coesistere, della necessaria convivenza tra essere umani e altre forme di vita. A tale scopo, si segnala negli spazi della Dimora, nella sala da pranzo al III piano, un elegante paravento settecentesco in carta che reca incollate, su uno dei lati, sei stampe francesi acquarellate a mano. Esse illustrano varie scene di vita galante e cortigiana: nella tavola al centro domina l’incoronazione di Luigi XVI e Maria Antonietta, mentre negli altri riquadri vediamo, principalmente, danze e giochi all’aria aperta. Interessante è l’acquaforte in basso a sinistra, nella quale assistiamo alla raccolta di frutti e alla coltivazione di fiori, tra grappoli d’uva, mele, pere: potremmo identificarlo come un episodio di silvicoltura, scienza che ben si sposa con l’argomento della coesistenza tra uomo e natura.
Stefano Balbiani, storico dell’arte (Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici)
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